Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - Comitato Provinciale di Trieste
Vsedržavno Združenje Partizanov Italije - Tržaški Pokrajinski Odbor
tessera

Resistenza e Partigiani

Lipa - mostra sulla resistenza

Si può affermare che il paese di Lipa sia uguale o perlomeno assai simile agli altri paesi e villaggi che si estendono nella zona di Rupa e più in generale sull'altipiano carsico istriano. Da Rupa dista solo due chilometri, lungo la strada per Klana e più oltre verso Fiume. Ma, nonostante le evidenti somiglianze, c'é qualcosa che fa di Lipa un paese diverso da tutti gli altri.

Nel periodo della seconda guerra mondiale il paese contava 520 abitanti e 90 numeri civici. L'illuminazione pubblica non c'era ancora e neppure l'acquedotto. L'acqua si prendeva dal pozzo comune, al centro del paese. Le fonti di sostentamento erano soprattutto l'agricoltura, la silvicultura, il trasporto e la vendita di legname per il riscaldamento. L'eccezione era rappresentata da quattro artigiani: un fabbro, uno stagnino, un falegname e un calzolaio. C'erano anche due bottegai di generi misti.

Anche in questo remoto paesino, dopo l'occupazione italiana (1918) e la successiva annessione (1920) del Litorale e dell'Istria al Regno d'Italia, si fecero sentire gli effetti delle leggi razziali. Il maestro locale, il croato Vinko Puharić, fu internato senza alcun motivo. Ci furono poi la riforma scolastica di Gentile, l'italianizzazione della toponomastica locale, dei nomi di battesimo e dei cognomi ed altri capolavori fascisti che purtroppo tutti conosciamo.

La resistenza armata della popolazione cominciò in questa zona già verso la fine di settembre del 1941. In questo periodo cominciarono ad arrivare nei paesi di Jelšane, Rupa, Pasjak e Lipa gli organizzatori del Fronte di Liberazione, che stavano creando le basi per i successivi comitati territoriali. Già nell'inverno 1941- 42, funzionava un solido collegamento con i collaboratori del NOB a Lipa attraverso le località di Ilirska Bistrica (allora Villa del Nevoso) e Jelšane.

Con l'occupazione tedesca del settembre 1943, quello che fino ad allora era stato un paesino strategicamente irrilevante si trovò ad un tratto in una situazione molto delicata. Lipa dista infatti solo due chilometri dall'importante via di comunicazione fra Trieste e Fiume e dall'incrocio di Rupa, da dove si diparte la strada per Ilirska Bistrica. Lungo la strada, inoltre, correva la linea ferroviaria da Fiume verso Pivka e Postumia.

Per la sicurezza del traffico, i tedeschi costruirono, lungo le due vie di comunicazione, una serie di bunker e di punti di osservazione, presidiati per lo più da reparti italiani fascisti della MDT, da carabinieri e guardia di finanza. Dall'altra parte, i reparti partigiani che operavano in zona si davano da fare per distruggere i ponti ed attaccare i posti di guardia per ostacolare il traffico nemico.

Gli attacchi si susseguivano praticamente ogni giorno, provocando agli occupanti non pochi problemi1. Alla tattica partigiana di attacchi improvvisi e rapide ritirate, i tedeschi e i fascisti rispondevano con difficoltà, per cui se la prendevano con la popolazione civile, accusata di collaborare con i partigiani. E quindi bruciavano, saccheggiavano, ammazzavano.

Il 25 aprile del 1944, nei pressi di Rupa, venne attaccata una colonna militare tedesca che subì notevoli perdite. In risposta, i nazifascisti, il 17 aprile, organizzarono una spedizione punitiva a Žejane e Burgud: cinque abitanti vennero ammazzati e 21 portati nei campi di concentramento. Ma l'azione intimidatoria non era ancora finita.
Domenica, 30 aprile, i nazifascisti commisero a Lipa un orrendo crimine. Nelle prime ore dell'alba circondarono il paese, in modo che nessuno potesse allontanarsi.

Questa situazione durò fino alle 3 del pomeriggio, quando arrivarono altri reparti che incominciarono ad agire selvaggiamente. Innanzitutto rubarono tutto quello che trovavano: oggetti vari, soldi, bestiame, attrezzi contadini. E poi si accanirono sulla popolazione con ogni forma di violenza, ammazzando senza pietà. Nessuno venne risparmiato: sparavano ed ammazzavano senza distinzioni, anche ai vecchi e perfino ai bambini in culla. Incendiarono case e magazzini. Il massacro durò due ore. Quando il giorno seguente i partigiani arrivarono in paese, trovarono 21 corpi talmente deturpati da essere irriconoscibili.

Mentre continuavano i saccheggi e gli incendi, gli abitanti vennero raggruppati al centro del paese e poi, quando tutti gli edifici erano già in fiamme, incolonnati verso Rupa. Sembrava che volessero portarli ai campi di concentramento, ma non fu cosi: all'altezza dell'ultima casa del paese la colonna venne bloccata e agli abitanti fu ordinato di disfarsi di quel poco che erano riusciti in gran fretta a prendere con sé. Poi furono costretti ad entrare nell'edificio, e quando l'ultimo sventurato fu entrato chiusero a chiave la porta e l'edificio venne dato alle fiamme. Tra la cenere rimasero soltanto i poveri resti di ossa umane carbonizzate.

In questo terribile giorno, in sole due ore, il paese venne raso al suolo. Furono incendiati 87 abitazioni e 85 edifici di servizio. Morirono 29 persone. Solo la chiesa rimase in piedi. Tutti gli abitanti che caddero nelle mani dei nazifascisti vennero uccisi. Per lo più, si trattava di anziani, donne e bambini. Molti dei bimbi ammazzati non avevano ancora compiuto un anno. Casualmente, si salvarono soltanto due persone: un anziano che, nascosto tra i corpi, si finse morto, e una donna che riuscì a trascinarsi in un sottoscala. I due testimoniarono che i soldati gridavano ordini e urlavano in tedesco e in italiano.

La strage fu commessa da reparti polizieschi e militari tedeschi del SS-Karstwehr-btl. e da quelli appartenenti all'italiano “Bandenjagtkommando des BdS Italien”, con la collaborazione di circa 150 appartenenti alla Milizia fascista, tra i quali c'erano anche membri della famigerata “compagnia autotrasportata Mazza di ferro” del 2° reggimento MDT2. Gli orrori sono stati documentati dagli stessi fascisti che fotografarono le loro gesta criminali.

Nel 1969 venne collocata nel nuovo edificio scolastico una raccolta museale con il contributo finanziario delle organizzazioni SIZ3. Il museo funzionò regolarmente fino alla chiusura, avvenuta nel 1989. Oggi viene aperto soltanto su richiesta dei visitatori che devono preannunciare la visita. Secondo le indicazioni dell'amministrazione comunale di Matulje, il museo dovrebbe venir rinnovato e riaperto al pubblico nel 2014, nel 70° anniversario della strage.

Boris Kuret


(1) In questa zona operava il DistaccamentoIstriano e la 1 Brigata Istriana
(2) MDT – Milizia per la Difesa Territoriale
(3) Siz – Comunità d’Interesse Autogestita