Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - Comitato Provinciale di Trieste
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Notiziario ANPI - fondo

Il discorso della senatrice Tatjana Rojc

Il discorso della senatrice Tatjana Rojc

 

Permettetemi, amici e compagni di lingua italiana, di rivolgere un commosso pensiero innanzitutto ai famigliari di Viktor Bobek, Simon Kos, Ivan Ivančič, Ivan Vadnal in Pinko Tomažič che siamo chiamati a onorare in questa ricorrenza. E' stata, quella delle nostre terre, un'epopea tragica e gloriosa nel contempo, in cui la scelta di stare dalla parte dei giusti e di lottare per la libertà, bene supremo, non può essere in nessun modo confusa o rivista o messa in discussione.
Lo ricordava il Presidente della Repubblica Mattarella:“Chi ha lottato per la Libertà è un esempio per tutti.“ Ed è vero, la Resistenza ha ridato dignità agli italiani. Ma è stata, per noi sloveni del Litorale, la Resistenza, una necessità perdurata per un quarto di secolo: non avevamo altre vie d'uscita per difendere ciò che eravamo. E abbiamo pagato col sangue il nostro bisogno di libertà e democrazia. Chi vorrebbe scambiare i ruoli tra le vittime e i carnefici, chi vuole tentare un revisionismo storico, commette un peccato mortale nei confronti dei morti. Io non credo nella memoria condivisa, credo, invece, nel rispetto delle singole memorie, che è stato anche il senso di quella stretta di mano dei Presidenti Mattarella e Pahor in due luoghi simbolo il 13 luglio del 2020, il giorno del centenario dell’incendio del Narodni dom. Ogni morte è assenza e rappresenta dolore per chi rimane. La verità storica, però, rappresenta il nostro futuro.
Ci sono ricordi e racconti su cosa siano stati i venticinque anni terribili che segnarono, e in tal senso per sempre, le vite dei nostri genitori, le vite di generazioni di donne e di uomini. Di giovani senza gioventù. Di umiliati e offesi che subirono le due dittature più aberranti, create per negare, cancellare una parte dell'Europa. Oggi ombre pericolose e temibili si sono addensate sull’Italia e su questa nostra Europa, sorta dalle ceneri delle vittime, nella quale abbiamo potuto vivere in pace. Stiamo dimenticando ciò che è stato il nostro passato? Stiamo dimenticando quel tragico Ventennio?

Fu l'incendio del Narodni dom nel 1920 a Trieste, a dare il via a quel susseguirsi di orrori: questo incendio rappresenta una pietra miliare nella storia del fascismo, lo ha scritto a chiare lettere il capo degli squadristi Francesco Giunta, lo ha ribadito la storiografia.
Il 1 ottobre 1923 entra in vigore la Riforma Gentile, voluta dal governo fascista, e con essa viene progressivamente eliminato l'uso della lingua slovena nelle scuole di ogni ordine e grado. Nelle scuole fasciste entrarono maestre e maestri in camicia nera. La lingua slovena venne proibita: “QUI SI PARLA SOLO ITALIANO”, ordinavano i cartelli appesi ovunque, nei negozi, per strada, persino in chiesa. Le biblioteche pubbliche e private vennero devastate, i libri in lingua slovena dati alle fiamme, fatte tacere tutte le associazioni culturali e sportive slovene.
E poi l’italianizzazione forzata di decine di migliaia di cognomi e nomi. Vecchi, uomini, donne, bambini vengono deportati nei campi del Duce a Gonars, Visco, Renicci, Chiesanuova, all'isola di Arbe. E le sentenze dei due processi di Trieste del Tribunale Speciale. Lavo Čermelj, imputato nel processo a questi cinque giovani che oggi siamo qui a onorare, ricorda:
»In tutto ci furono 47 imputati, condannati a un totale di 978 anni e mezzo, nove condannati a morte, di cui quattro graziati./.../ Non appena il presidente ha concluso la lettura della sentenza gli squadristi e i fascisti, presenti in aula, evidentemente seguendo un copione prestabilito, hanno intonato l'inno fascista Giovinezza inneggiando a Mussolini.«
Ecco dove ha origine la nostra memoria storica, inconfutabile, scritta a chiare lettere nella nostra coscienza, nel nostro DNA: ecco perché alle provocazioni dei nuovi fascismi, a coloro che col braccio teso nel saluto fascista ineggiano a Predappio alla memoria di Mussolini, alcuni dei quali hanno potuto sedersi sugli scranni delle Istituzioni più alte, non possiamo rispondere con il loro stesso linguaggio, che è il linguaggio della violenza. La nostra risposta è quella della riflessione, della memoria, dei canti, dei ricordi, dello sguardo rivolto verso il futuro, dell'Europa dei popoli e non delle dittature. Della democrazia, della libertà, dell'accoglienza, dell'aiuto concreto ai più deboli, alle persone oneste, del rispetto. DEL RISPETTO E DELLA LIBERTA'!
Il quadro politico e sociale in cui versano l'Italia e l'Europa ci deve portare verso una seria presa di coscienza sui valori e la memoria, a tornare a ribadire la democrazia come valore più alto del nostro essere uomini liberi. Ma non saremo liberi finché ci saranno persone che muoiono di freddo perché nessuno offre loro una speranza in questa che per gli immigrati è stata l’illusione della terra promessa. Non saremo liberi finché ci saranno Paesi che invadono altri Paesi. Finché ci saranno barconi di disperati che nessuno vuole accogliere, finché ci saranno uomini in fila che passano le linee di confine della rotta balcanica alla ricerca della speranza. Finché ci saranno anziani che frugano nei bidoni della spazzatura per mangiare, giovani senza speranze di trovare lavoro, di costruirsi una famiglia, nostri connazionali in fila per ricevere un pasto gratuito. QUALE VOLTO STIAMO DANDO A QUESTA NOSTRA VITA SEMPRE PIU’ SVUOTATA DI UMANITA’?
E’ importante fermarci a riflettere. Cercare soluzioni. Trovare quell’unità tra chi non si riconosce nell’intolleranza e nell’indifferenza, ma nella democrazia e nella solidarietà. Per onorare chi ci ha lasciato un mondo migliore di quello che ha vissuto. E del loro sacrificio noi dobbiamo essere degni.

Prijatelji,
danes je sonce, Kras je čudovit, povzemam po Pinku Tomažiču. Njegove so besede, ki jih je povedal preden je počil usodni strel, in ki so danes bolj kot kdajkoli prej pomembne za nas vse: Smrt fašizmu!